CAPTAIN AMERICA – CIVIL WAR, o AVENGERS 3 – UN SACCO DI BOTTE, o IRON MAN 4 – STARK FOREVER, o SPIDERMAN – UN NUOVO INIZIO… insomma questo film è davvero un sacco di cose insieme e tutte ghiottissime, ma forse pure troppe. Come quando sei davanti a un buffet talmente ricco che per forza dalle cose che ci sono devi lasciare qualcosa. Per chi come me è un appassionato Marvel sicuramente non ci sarà da rimanere scontenti perché c’è vermente di tutto. Il fatto appunto che sia un film “corale” se da una parte è una gioia per gli occhi dei veri amanti dei supereroi usciti dalla mente del vulcanico Stan Lee, dall’altra parte forse l’opulenza è il tassello debole della pellicola in quanto molto dispersiva, quindi direi che bisogna procedere su diversi livelli e analizzarla solo in sceneggiatura, anche perché sulla realizzazione non si può dire niente. Partiamo con il primo: è un film su Captain America? A me non è sembrato. Il supersoldato Rogers è un personaggio che non cambia, che è fedele ai suoi ideali e ai valori della bandiera, dell’amicizia e della torta della nonna, anche al punto di andare contro, sensa rendersene conto, quelle stesse ideologie che difende. Ecco il primo punto debole. Se le precedenti pellicole dedicate all’eroe stellato erano sue avventure vere e proprie (io ho amato in modo particolare la prima) qui non c’è niente, nonostante gli inseguimenti mozzafiato, dell’avventura del singolo che lo coinvolge in modo avventuroso. Si può dire che è una figura necessaria allo svolgimento del mondo Marvel, che qui incastra un pezzo molto importante del puzzle che sta componendo. Secondo livello: abbiamo detto “un film corale”, ed appunto lo è, infatti si mettono sulla scacchiera dei bei pezzi da novanta di altri film, siamo a un punto della storia in cui si tira le fila, o meglio si radunano le truppe e le vediamo finalmente schierate tutte insieme. In questo ho visto il vero significato del film, cioè la cosa più importante era vedere in un’unica battaglia tutti insieme e se si davano un sacco di botte tra loro era anche meglio. Ecco allora che ci conquistano di più i nuovi personaggi (Pantera Nera tra tutti, FANTASTICO!) e le sfaccettature personali di alcuni vecchi che già conosciamo ma di cui sveliamo meglio angoli del passato. E qui si arriva al terzo punto: non è che è più un film su Tony Stark dopo un Iron Man 3 che ha lasciato un po’ il tempo che ha trovato? Beh, per molti versi sì. Il lato umano dell’uomo dentro l’armatura, il suo passato, quel padre che è appunto il ponte di collegamento tra passato e presente dei supereroi (attraverso anche lo SHIELD), le debolezze che lo portano a cercare di scontare le proprie colpe dopo il disastro di Ultron. Quarto punto: l’etica dell’eroe. Da un grande potere derivano grandi responsabilità, tra cui l’avere appunto il più grande dei poteri: dare la vita o la morte. Basta con questi eroi che distruggono tutto senza ammazzare manco un civile, non è credibile; e infatti eccoci a far i conti con la cruda realtà: quando distruggi tutto qualcosa sotto le macerie resta e se poi la gente non ti vede più come un eroe perché c’è rimasta la zia, il nipote o la nonna, è giusto che tu un esamino di coscienza te lo faccia e se tutte le nazioni unite ti chiedono di darti una regolata, sarà il caso che tu ci faccia un pensierino e non ti arrocchi sul “ma io l’ho fatto per salvarci” che è vero, ma non giustifica fino in fondo. Ecco qui che, dopo aver visto finalmente gli eroi prendersi a manate per un buon quarto d’ora, senza risparmiarsi, la sceneggiatura ci offre lo spunto sicuramente migliore di tutta la pellicola: il cattivo di turno. (DA QUI SPOILERO UN POCHINO) Fino ad ora abbiamo visto contrapporsi ai vendicatori altrettanti cazzutissimi nemici, ma qui a metterli nel sacco è un uomo, un semplice uomo che vuole solo vendicarsi. Non ha poteri, non ha la pretesa di uscirne vivo, non ha ultracazzi teconologici e sa di essere inferiore. Un uomo limitato mette nel sacco superuomini senza limiti, come? Li fa eliminare tra loro, lasciando che il sistema si distrugga da solo, implodendo dall’interno, facendo in modo che loro vedono l’uno nell’altro ciò che li porterà alla distruzione. Questo è geniale, oltre che ad essere molto politico e molto attuale. Questo fanno i fumetti, questa è la capacità sociale di questi prodotti. Quinto e ultimo punto: ma c’era bisogno di un altro Spiderman? Tom Holland l’ho trovato davvero in parte, adattissimo e anche se sicuramente la trilogia dell’uomo ragno di Raimi è più fedele al fumetto originale, questa nuova veste è più azzeccata di quanto si possa pensare. Con una figlia piccola appassionata di supereroi, mi è capitato spesso di incappare nella serie di animazione The Ultimate Spiderman, che sta avendo grandissimo successo in tv, e vi assicuro che Spiderman è UGUALE. Un ragazzino logorroico che nemmeno lui alla fine sa cosa fa. Scazza e di brutto, ma lo fa animato dalle più buone intenzioni. Non ha la pretesa di porsi allo stesso livello dei grandi con cui combatte. Lui è così, o lo ami o lo detesti. A me ha ricordato tantissimo la serie animata che passava quando ero ragazzino, con Spiderman, l’Uomo di Ghiaccio e la Donna di Fuoco; se come me amavate quella serie vi sentirete a casa. Come avete visto, alla fine, Captain America va un po’ in secondo piano. La sensazione che si ha, per quanto il film nonostante duri 150 minuti scorre che è una bellezza, è che si stia un po’ perdendo l’idea originale del progetto: grandi blocchi che assieme formano un’unica cosa. Si ha più l’impressione di vedere una bella, splendida, appassionante, puntata di una serie. Lascio per ultima una punta di cattiveria: occhio a quando si legano troppo attori e personaggi, perché i primi a differenza dei corrispettivi tendono a invecchiare.